
Intro
L’#Italia è il “#belpaese“, un appellativo che tutto il mondo ci riconosce, vuoi per le nostre bellezze artistiche, paesaggistiche e culturali, vuoi per una cucina ed una enogastronomia, che ha pochi eguali al mondo.
Siamo un paese che ha sempre fatto del #turismo, uno dei suoi fiore all’occhiello. Il settore dell’#Ospitalità (quello che comprende attività dove si mangia e si dorme), infatti, produce il 13% del PIL nazionale.
Se mettiamo insieme la bellezza delle nostre città d’arte, 4000 km di coste, montagne con panorami mozzafiato, le campagne con i piccoli borghi e prodotti come il #Prosciutto, il #Parmigiano, la #Pasta, la #Pizza, il #Vino, il #Caffè, abbiamo svelato gli ingredienti del successo del PRODOTTO ITALIA. I nostri genitori ed i nostri nonni non dovevano far altro che aspettare che arrivassero i clienti.
Un successo “scontato”, visto che la competizione era basata solo sul prodotto, le notizie si diffondevano lentamente e le recensioni non avevano acquisito l’importanza odierna. Lavorare 16/18 ore al giorno all’interno della propria azienda poteva essere sufficiente per raggiungere il successo agognato.
Purtroppo, il #prodotto, da solo, non è condizione sufficiente per il successo di un business. La situazione si è complicata, perché il mondo è cambiato, di conseguenza sono cambiate le abitudini e i gusti delle persone.
Lo dico sulla base di quella che è stata la mia esperienza, sulla base delle valutazioni che ho fatto negli anni con i colleghi e sulla base dei dati presenti nei report che la #FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e #Federalberghi hanno pubblicato, in questi ultimi anni.
Dati che sono ancora più gravi alla luce della situazione pandemica che stiamo vivendo.
Il punto di partenza è che non si tratta di una crisi economica, bensì di una crisi culturale che ha degli effetti economici devastanti sul settore.
Mi spiego. Siamo un popolo di autodidatti. Abbiamo l’#Ospitalità nel DNA. Chiunque si sente in grado di aprire un #Ristorante. Qualcuno si sente, addirittura, in grado di gestire un #Hotel.
Guarda me, per esempio: ho studiato Economia e Commercio, ma ho “deviato” dal percorso tanto caro a mia mamma, per aprire un #Pub, poi un #Ristorante con Musica dal vivo, quindi un #touroperator ed infine, ho gestito una #destinazioneturistica che comprendeva un #Hotel, un #Porto, un #Residence e diverse attività commerciali (Ristoranti, Bar, Club e Negozi).
In tutte le attività di cui mi sono occupato, il #focus era sul #prodotto. I risultati erano altalenanti e negli ultimi anni, deficitari. Ero stanco di lavorare come un mulo e di ottenere , in cambio, poche soddisfazioni. Allora, ho mollato tutto.
Mi sono messo in discussione e da lì a poco ho fondato una #startupinnovativa che si occupava di allineare domanda e offerta di lavoro.
Un’esperienza che mi ha permesso di fare un vero e proprio master in competenze digitali e di capire gli errori che avevo commesso negli anni passati a gestire #Hotel e #Ristoranti.
Oggi, ho la situazione ben chiara in testa: le 4 competenze indisensabili per il successo di un #Hotel o di un #Ristorante 4.0 sono la #comunicazione, il #marketing, la #culturadimpresa, oltre al #prodotto. Non è una verità assoluta, bensì è un punto di partenza, utile al fine di innescare delle conversazioni.
In questo blog presento il mio punto di vista senza alcun timore, aspetto che altre persone si esprimano, costruisco delle soluzioni condivise e le diffondo a beneficio di tutti. Così funziona nel mondo delle startup, così vorrei si trasformasse il nostro settore.
Per esempio, in tutti gli anni passati nel settore, esisteva per me e per i miei colleghi un luogo comune: quando le cose non andavano bene, la colpa non era mia, ma della crisi economica! Oggi, sono consapevole che la crisi esisteva solo nella mia testa e in quella dei tanti colleghi che, esprimevano opinioni senza basarsi su fatti concreti. Basta leggere il report FIPE 2019 per accorgersi che, dal 2008, la spesa degli italiani per mangiare fuori casa è aumentata di quasi il 4% l’anno (dati FIPE). Come si fa a parlare di crisi?
Nella realtà dei fatti, esiste una crisi culturale: stiamo vivendo la 4°Rivoluzione Industriale, si parla di #cibernetica, di industria intelligente, di tecnologie abilitanti. Qualche esempio?
Amazon conosce i miei gusti meglio di me, così come o Netflix e la stessa Alexa. La robotica sta facendo passi da gigante. L'”internet of things” sta mettendo in connessione tutti gli apparati tecnologici in nostro possesso. Ho visto Pizzerie completamente robottizzate già funzionanti ed auto senza guidatore che ti fanno le consegne a domicilio. Che speranze abbiamo se stiamo impassibili ad accettare tutto ciò?
Adattarsi al cambiamento è la parola magica per non rischiare l’estinzione. Perché di questo si tratta. Oggi andresti a stampare delle fotografie dal fotografo? Oppure da Blockbuster a noleggiare un film? Oppure in un negozio di musica a comprare un CD?
Allora, perché dovresti andare in un #Hotel o un #Ristorante che continua a seguire un modello di business anacronistico e ad offrire un prodotto valido fino a 15/20 anni fa?
“La qualità delle domande che ci poniamo determinano la persona che diventeremo” Anonimo
Crisi economica o crisi culturale?
La parola “#crisi” deriva dal greco antico e vuol dire separazione del vecchio dal nuovo; una separazione che sta creando problemi per molti ed opportunità per pochi. Dovevo decidere da che parte stare. Ma dovevo capire e per capire avevo bisogno di #dati, che sono il “nuovo petrolio“.

Qual è la causa che stava cambiando il mondo così velocemente? Era la domanda che mi ronzava per la testa, cui volevo trovare una risposta.
Poi ho letto che stiamo vivendo la 4° Rivoluzione industriale. La 1° me la ricordo dalla scuola. Mi ero perso le altre due e volevo vederci chiaro. La risposta l’ho trovata analizzando gli ultimi 250 anni di storia, quando mi sono accorto dei quattro eventi straordinari che hanno segnato l’evoluzione dell’uomo:
alla fine del 1700 il mondo è stato “sconvolto” dalla 1° Rivoluzione Industriale che ha introdotto la macchina a vapore;
successivamente, alla fine del 1800 c’è stata la 2° Rivoluzione Industriale con l’introduzione dell’energia elettrica che ha permesso la produzione di massa;
poi, alla fine del 1900, abbiamo avuto la 3°Rivoluzione Industriale con l’introduzione dei #computer e l’#automazione.
Infine, dal 2011, la #4°Rivoluzione Industriale sta cambiando i paradigmi del mondo del #business e conseguentemente anche la società in cui viviamo.
Una rivoluzione che sta lanciando l’Internet of things (IoT), la robotica, i dispositivi connessi, i sistemi informatici fisici e la fabbrica 4.0 (smart industries). In particolare, secondo quanto esposto da #KlausSchwab nel suo libro del 2016 intitolato “La Quarta Rivoluzione Industriale”, una conseguenza di questo fenomeno saranno “…miliardi di persone connesse da dispositivi mobile, con una capacità di elaborazione, archiviazione e accesso alla conoscenza senza precedenti”.
In un contesto del genere, la parola d’ordine è adattarsi al #cambiamento: “oggi non è più il pesce più grande che mangia il pesce più piccolo ma il pesce più veloce che mangia quello più lento” (proverbio cinese).
A tal proposito ti voglio raccontare una storia: all’inizio degli anni 2000, #RiedHoffman e #MarcRandolph, tra un po’ scoprirai chi sono, andarono ad incontrare John Antioco che era l’amministratore delegato di una multinazionale con oltre 9000 punti vendita nel mondo.
L’azienda di Hoffman e di Randolph aveva una visione sul futuro del settore dell’Intrattenimento, ma non se la passava bene, perché le loro idee si scontravano con problemi tecnologici ancora lontano dall’essere risolti (la velocità di trasmissione dei dati era ancora troppa lenta).
A malincuore, offrirono ad Antioco di inglobare la loro azienda, in modo che avrebbero continuato il loro progetto di sviluppo, senza l’assillo dei problemi economici.
In pratica, si trattava di un investimento in Ricerca e Sviluppo da 50 milioni di dollari, per un’azienda che ne fatturava oltre 6000! John Antioco, Ceo di #Blockbuster, rifiutò l’offerta.

Da lì a 5 anni, tutti sanno come è andata a finire: la società di Hoffman e Randolph, #NETFLIX, è diventata un colosso dell’#intrattenimento, mentre Blockbuster ha dovuto consegnare i libri in tribunale e dichiarare fallimento.
Come direbbe #JeffBezos, fondatore di #Amazon, “every day is day one”, ovvero cerca di pensare sempre come se fosse il primo giorno e non adagiarti sugli allori!
In 5 anni era cambiato il contesto, internet si era sviluppata e la banda larga permetteva lo streaming, per cui film e videogiochi non avevano più bisogno di essere prodotti e venduti su supporti fisici, ma potevano essere scaricati comodamente da casa, nel momento esatto che nasceva il bisogno.
Cambia il contesto, cambiamo le regole, restano invariati i principi, o ti adatti o ti estingui.
Se è successo a Blockbuster di passare in 5 anni da 6 miliardi di dollari a zero, cosa può succedere alle tante micro e piccole attività di Hotel e Ristoranti? Cosa potevo fare affinché questo non accadesse?
Dovevo cambiare mentalità ed ho raccontato questa parte del mio percorso nell’articolo sul mindset.
RITORNO ALLA NORMALITA’?
“#Smartworking” sicuramente una delle parole più “gettonate” dell’anno dopo #pandemia e #coronavirus. Una parola sulla bocca di tutti.
In pochi anni, la #4°RivoluzioneIndustriale, accelerata dalla pandemia, sconvolgerà il nostro modo di vivere e di fare business. Quando sento parlare di ritorno alla #normalità, mi vengono seri dubbi.
Quale #normalità?
La situazione di “#smartworking” forzato ha messo in luce quello che nessuno riteneva possibile: le persone possono lavorare da casa, possono essere maggiormente produttive di quando andavano in ufficio e le aziende possono risparmiare una marea di costi: affitti, bollette, personale, spese varie.
Albero Calcagno CEO di #Fastweb spiega molto bene in una sua intervista (https://www.mondomobileweb.it/172012-alberto-calcagno-smart-working-italia/cosa) che, lo “smartworking”, è un modelllo culturale da seguire, perché può rappresentare il futuro per aziende come quella che dirige.

A tal proposito ti voglio raccontare l’esperienza che ho vissuto qualche giorno fa: rientro a casa di venerdì sera e mi accorgo che la fibra ottica non funzionava (sono cliente fastweb).
Provo a cercare il numero dell’assistenza e mi accorgo che non c’è più quella telefonica, esiste solo l’”assistente digitale”.
A quel punto, preoccupato e senza scelta, comincio a seguire le indicazioni del “#bot”. Risultato? In pochi minuti il “bot” aveva fatto la diagnosi della linea da remoto, aveva appurato che il problema doveva essere risolto dall’intervento di un tecnico e aveva prenotato l’intervento per il lunedì mattina. Così è stato.
Fine di tutti quei call center che lavoravano per Fastweb.
Ora, se avessi un #Bar o una #Tavolacalda vicino ad un Call Center o alla sede centrale di Fastweb, che sono in procinto di chiudere, come farei a non essere preoccupato? Rischierei di perdere centinaia di clienti dall’oggi al domani. Discorso analogo, lo potrei fare, se avessi un Hotel specializzato nella clientela business, con gran parte del fatturato legata al mondo Fastweb (o di qualunque altra azienda che abbia optato per lo “smartworking”).
Per troppi anni ho accettato passivamente quello che mi succedeva intorno. Finalmente ho capito che, bisogna rimboccarsi le maniche e riconoscere che, le 4 competenze indispensabili per il successo di un #Hotel o di un #Ristorante 4.0, oltre il #prodotto, sono la #comunicazione, il #marketing e la #culturadimpresa.
In particolar modo, ho aggiunto la culturaaziendale quando mi sono accorto che:
1)i #collaboratori diventano un elemento sempre più imprescindibile del progetto. Non è un caso, che il “turn over” che affligge le aziende del settore dell’#Ospitalità è molto elevato. Ed è una delle cause principali dell’insuccesso aziendale.
“Per fare un prodotto di serie A occorre un team di serie A” (S.Jobs) e questo principio vale per qualunque settore aziendale, compreso #Hotel e #Ristoranti.
2)il rispetto per la dignità dell’uomo e per la dignità del lavoro diventa cruciale, se voglio trovare collaboratori interessati e motivati alle sorti di un’azienda e non semplici mercenari. La sfida diventa trovare un equilibrio tra l’interesse aziendale e quello di ogni singolo collaboratore che, se si sente partecipe di un progetto, darà il meglio di sé, al fine di raggiungere gli obiettivi aziendali.
Un circolo virtuoso che parte dal #leader (#imprenditore o #manager) che serve i #collaboratori che servono i #clienti.
#collaboratori contenti e con il sorriso sulle labbra si prenderanno cura dei #clienti che, soddisfatti, continueranno a fare affari con l’azienda, rendendo felice l’#imprenditore o il #manager.
Ricapitolando, le 4 competenze per il successo di un hotel o ristorante 4.0, sono: #prodotto, #marketing, #comunicazione, #culturadimpresa.
“Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”
Negli anni in cui sono stato il #GeneralManager di #PoltuQuatu in #CostaSmeralda, avevamo messo in atto un piano di ristrutturazione di tutta la destinazione turistica che, oltre al #Portoturistico, comprende un #Hotel, diversi #Ristoranti e #Bar, #Negozi commerciali, un #Residence e un #Club.
Ogni volta, prima di procedere ad un investimento strutturale, mi documentavo chiedendo diversi preventivi. Un modo di agire che mi ha fatto diventare esperto di arredi, attrezzature, opere edili.

In quegli anni, non avevo ancora ben chiara l’importanza di redigere un #marketingplan, per cui non stanziavo #budget in anticipo per le attività di #comunicazione e di #marketing; decidevo, di volta in volta, se era il caso o meno di finanziarle e per quanto.
Ero superficiale, avevo paura dell’ignoto, speravo che qualcosa potesse cambiare, ma non avevo capito che ero io a dover mettere in discussione il sistema di credenze sviluppato fino a quel momento.
“Se non capisci, non agisci o agisci male” è il mantra che spiega il mio comportamento di allora e di adesso.
Un “modus operandi” comune tra i miei colleghi Albergatori e Ristoratori che, ancora oggi, non hanno capito che, il successo del business, è nelle loro mani. Basta uscire fuori dalla comfort zone e mettersi in discussione.
Adesso, sulla base dell’esperienza maturata, ho imparato a vedere le cose da una prospettiva differente: nella fase di start up di un #Hotel o #Ristorante, gli #investimenti in #comunicazione e #marketing (tradizionale e digitale) li quantifico nel 10% del fatturato che ho stimato di raggiungere, mentre dal secondo anno in poi, li quantifico intorno al 4-5% del fatturato reale.
Una cosa è certa: ho ben chiaro che si tratta della benzina che alimenterà il volano del business; senza non potrò raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Immagino quello che starai pensando, l’ho pensato anch’io fino a qualche anno fa: perché devo investire in #comunicazione e #marketing? Non conosco nessuno che investe su queste attività, né ho mai visto i miei genitori e i miei nonni comportarsi in questa maniera. In fin dei conti non ne parla nessuno!
In realtà, “la pubblicità è sempre stata l’anima del commercio” e gli investimenti degli anni passati erano concentrati sul marketing tradizionale, quindi sulla tv, sulla radio, sulle riviste, sui giornali, sulle affissioni pubblicitarie, sulle pagine gialle!
Oggi, il pubblico è quasi tutto sul digitale, il vecchio modo di fare pubblicità funziona solo nel caso di prodotti destinati al mercato di massa. Invece, attraverso il digitale, è possibile passare da una pubblicità di massa ad una massa di mercati, che significa raggiungere #lead e #prospect nel momento in cui stanno cercando il nostro #prodotto o #servizio.
Per far questo, devi conoscere i concetti essenziali del mondo digitale: non puoi fare come me, che fino a 5 anni fa commissionavo #sitiweb per ristoranti ed hotel senza sapere cosa fosse la #SEO.
Sarebbe come stampare dei biglietti da visita di una attività senza alcun riferimento alla stessa. Mi spiego meglio: quando metto on line un #website aziendale senza aver lavorato sulla #SEO, ci troveranno solo le persone che incroceranno il nome brand con la città di riferimento.
Viceversa, quando c’è un lavoro continuo sulla #SEO, quel #website uscirà per chiavi di ricerca (parole) generiche. Per esempio, nel caso di un albergo, uscirà come risposta a tutti gli utenti che digiteranno Hotel a Roma, Best Hotel in Rome, Boutique Hotel, Hotel con Spa, Hotel panoramici e così via.
Quando capisci questi concetti, la cui applicazione ti porta immancabili aumenti del fatturato, non hai più nessun problema a spendere 4-500 € al mese per un #consulenteSEO. Discorso analogo lo possiamo fare per gli investimenti sul #contentmarketing o sui #socialmedia o su qualunque altra attività propedeutica all’aumento del #business.
“Spaghetti, Vacanze, Mindset”, è un libro che ho scritto per mettere in evidenza questi aspetti. Si tratta di un’autobiografia che, all’inizio, racconta il percorso che ho fatto come #imprenditore e #manager del settore dell’ospitalità e, successivamente, parla degli anni trascorsi nel mondo della tecnologia come #co-founder di una #startupinnovativa.

Le soluzioni che propongo, sono originali, visto che non ci sono tante persone in Italia che possono vantare un curriculum con tanti anni di esperienza manageriale nel settore dell’Ospitalità miscelati con gli ultimi anni passati nel mondo digitale.
Questo #blog, nasce per dare a tutti gli appassionati del settore, la possibilità di partecipare alle riflessioni che ho lanciato nel libro, perché il mio scopo è di creare un movimento che vuole ridisegnare il futuro del business di #Hotel e #Ristoranti, in modo da lasciare questo settore un posto migliore di quello che è in questo momento.
Pareto: il miglior alleato per un Albergatore e un Ristoratore.
“Il 20% delle cause produce l’80% degli effetti”. #Pareto.
Sono 4/5 anni che Pareto è entrato in maniera preponderante nella mia vita, modificando il mio modo di pensare.
Cosa vuol dire applicare questo principio al business della #Ristorazione e della #Hotellerie?
Se hai un’attività commerciale, per esempio, può significare che il 20% dei tuoi clienti produce l’80% del fatturato, oppure che il 20% delle tue attività quotidiane occupa l’80% del tuo tempo.
Applicando Pareto, ho sperimentato sulla mia persona che, afferrando il 20% dei concetti essenziali, posso dominare l’80% di qualunque materia. Nel caso specifico, significa sapere esattamente, quali azioni mettere in campo e quanto spendere, sia riguardo la #comunicazione, sia riguardo al #marketing.
A questo punto, ho lavorato sull’eliminazione di alcuni “bias cognitivi” (preconcetti) presenti nel mio cervello: per esempio, convincersi che acquistare il nuovo forno della Rational o nuovi tavoli e sedie o ristrutturare le camere di 20 anni fa, sono attività indispensabili per una attività.
Mentre si può sempre soprassedere sull’investire cifre analoghe sulla #SEO, sulle #campagnesocial, su #GoogleAds, su #consulenti e professionisti che faranno volare il tuo #marketingdigitale.
Una modo di pensare sballato, comune a tutti i miei colleghi. E’ molto facile investire su quello che conosciamo e che vediamo tutti i giorni sotto i nostri occhi, piuttosto che su ciò che non conosciamo e che è intangibile, come le attività di #marketing e di #comunicazione.
Per questo motivo, oggi, ho imparato a padroneggiare le attività di comunicazione e marketing, fondamentali per un business moderno: posso valutare quale sono le azioni da intraprendere, posso decidere se conviene agire direttamente o tramite un professionista freelance, posso determinare l’importo da investire e sono in grado di monitorare i risultati.
Soprattutto, non devo più nascondermi dietro al luogo comune della “crisi” del settore o del detto “mal comune mezzo gaudio”. Sono artefice del mio destino.

A Roma, ci sono oltre 20.000 #ricerche al mese su #Google, di #Ristoranti, #Trattorie e #Pizzerie e quasi 100.000 ricerche di #Hotel; si tratta della “#domandaconsapevole” ovvero di persone che stanno interrogando il motore di ricerca per avere una risposta, da utilizzare immediatamente. Non avevo mai fatto nulla, per intercettare queste richieste.
Così come, avevo fatto ben poco, a livello professionale, per intercettare la “#domandalatente“, quella presente sui #socialmedia, dove non andiamo per cercare qualcosa di specifico, ma possiamo trovare qualcosa che attira l’attenzione. Come un nuovo ristorante o un boutique hotel, che i bravi #marketer fanno “apparire” alle persone in #target, dopo un attento lavoro di #profilazione.
La distinzione tra domanda consapevole e domanda latente mi ha fatto capire perché #GoogleAds è uno strumento molto più potente di un #socialmedia, in special modo quando l’obiettivo che cerchiamo è una #conversione immediata. Ed è anche molto costoso per cui bisogna saperlo padroneggiare bene oppure affidarsi a qualcuno che sappia il fatto suo. Ma questa è un’altra storia…
L’Etica nel business
Cambia il #contesto (ovvero gli scenari), cambiano le #regole (modelli di business), restano invariati i #principi.
Non è stato facile metabolizzare questa frase.
Il mondo cambia e il business si deve adattare. Fino a questo punto, non avevo problemi. Non mi restava che “capire i principi”.
Seguendo la pragmaticità che c’è in me, ho capito che quando parliamo dei #principi del business, parliamo di etica, ovvero dei valori in cui crediamo e secondo i quali opereremo. Massimizzare la produzione, massimizzare i guadagni, equilibrare gli interessi degli stakeholder, sono tutti principi cui possiamo aspirare.
Nel mondo delle #startupinnovative e delle aziende che hanno un approccio moderno e che riescono ad avere successo, il concetto ricorrente è : mettere da parte il fatturato ed avere come obiettivo principale di migliorare il mondo.
A tal proposito ho letto un libro molto bello del fondatore di Patagonia, #YvonChouinard che nel libro “Let my people go surfing” racconta come è possibile creare un’azienda di successo seguendo un approccio al consumo etico che, per loro, vuol dire tutela ambientale, sostenibilità della produzione e responsabilità sociale.
Avevo un’idea sbagliata riguardo all’etica nel business. Pensavo che rendesse debole un imprenditore e la sua impresa. In realtà è proprio il contrario. Siccome l’#etica e l’#eccellenza fanno parte del cuore di ogni persona, della sua “coscienza”, avere un comportamento etico contribuisce alla crescita dell’autostima e della sicurezza personale, e quindi al #successo.
Al contrario fare delle azioni non etiche, anche se poi non vengono scoperte, ha una serie di conseguenze negative per l’individuo. Tra queste possiamo elencare: l’aumento dello stress, minore capacità di influenzare gli altri, un’alterata percezione dell’ambiente e delle persone e nell’insieme una minore efficacia personale. E’ chiaro che ogni azienda è composta dalle persone che per fare bene il loro lavoro devono essere motivate, attente, efficaci e avere delle sane #relazioni.
Adesso mi appare chiaro l’intimo legame esistente tra i valori etici e il successo dell’impresa. Per avere dei risultati ottimali nel business, come anche in altre aree di vita (visto che sono tutte collegate), bisogna smettere di incolpare gli altri, la società, il mondo. Bisogna smettere di cercare i difetti delle persone per giustificare i propri e diventare promotori dei valori etici, dando l’esempio con la propria vita.
Anche nel mondo dell’#Ospitalità ci sono degli esempi di aziende che, pur mantenendo uno scopo di lucro, hanno deciso di andare oltre l’obiettivo del profitto, cercando di massimizzare il loro impatto positivo verso la società e l’ambiente.
In Italia per esempio c’è Panino Giusto, il brand che #AntonioCivita ha riposizionato e certificato B Corp oppure c’è l’Hotel Milano Scala, che è un punto di riferimento sicuro dell’hotellerie milanese in tema di #eco-sostenibilità, di fatto il primo albergo a emissioni zero in città e tra le 36 strutture alberghiere più attente all’ambiente a livello mondiale.
Oggi le persone cercano qualcosa che vada oltre un semplice prodotto: panini ce ne sono tanti, soltanto Panino Giusto ha uno scopo nobile che va oltre la vendita di un semplice panino. La gente apprezza e ti premia. Così come accade per i clienti dell’Hotel Milano Scala.
Se ritieni che questo articolo sia stato utile ed abbia portato valore alla tua conoscenza, puoi condividerlo affinché altri colleghi e amici lo possano leggere.
“Da solo vai più veloce, insieme andiamo più lontano“.
Al prossimo articolo e grazie per la tua attenzione.
#connettiamoci #spaghettivacanzemindset #senoncapiscinonagiscioagiscimale
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