
Il caso di Rimini: Albergatori, Ristoratori e Operatori del Turismo e Amministratori Pubblici, insieme per il futuro
Eravamo all’inizio dei favolosi anni ’90, avevo appena comprato una Peugeot 106, ero passato da uno dei miei compagni di scorribande di quei tempi e avevamo deciso di andare a ballare.
Era sabato pomeriggio. Dovevamo soltanto scegliere… Non era difficile a quei tempi.
Esisteva solo un posto dove il divertimento era assicurato tutto l’anno: la Riviera Romagnola.
Dalla Baia Imperiale di Gabicce al Pineta di Milano Marittima, passando per il Paradiso, il Byblos, Le Cocoricò, il Prince, la Villa delle rose, solo per citare quelli che mi hanno visto “protagonista”.
Poi, agli inizi degli anni 2000, il lento declino, anticipato dalla vendita dello storico Paradiso di Gianni Fabbri, avvenuta nel 2001.
Ecco allora affacciarsi, come nuove capitali della mondanità Ibiza, Saint Tropez, Mykonos.
A quel punto Rimini aveva solo una possibilità: creare una nuova strategia di attrazione turistica non più basata sulla “nightlife”.
Ma, andiamo con ordine.

L’Italia è un paese unico al mondo, con oltre 4000 km di coste, paesaggi mozzafiato, montagne uniche, bellezze artistiche e culturali ed una cucina ed una enogastronomia che tutto il mondo ci invidia.
Abbiamo l’Ospitalità nel DNA, ma tutto questo oggi non basta più per avere successo con un’attività Alberghiera, di Ristorazione o Turistica più in generale.
Il mondo è cambiato. E’ iper-connesso e le informazioni viaggiano veloci. La competizione, anche in questo settore, è globale e trasversale.
In questo scenario, la maggior parte degli Imprenditori, Manager e Stakeholder sono alla finestra, si accontentano di accettare passivamente il cambiamento e inneggiano al ritorno alla normalità.
Atteggiamento che biasimo, proprio di un mondo che non esiste più.
Specialmente, quando proviene dalle miriadi di associazioni di Ristoratori, di Albergatori, di Imprenditori, di Commercianti e via dicendo, il cui unico scopo è “dividi et impera”, cercare di tenersi stretto i privilegi accumulati negli anni.
Mi dispiace, così non funziona.
Il futuro è nella collaborazione, nella condivisione delle informazioni, nella co-creazione di nuovi prodotti e servizi, nel ridisegnare nuovi modelli di business al passo con i tempi.
Per lo meno il futuro che ho visto nel settore delle startup innovative, che hanno cambiato il nostro modo di essere.
In questo contesto, si inserisce il caso di Rimini e della riviera romagnola, dove esiste un’enorme differenza con la maggior parte delle destinazioni turistiche italiane.
Si lavora tutti insieme.
Imprenditori di tutta la filiera del comparto dell’Ospitalità e Amministratori Pubblici, si confrontano per dialogare e realizzare l’obiettivo comune di aumentare le presenze turistiche, seguendo un piano strategico strutturato, all’interno del quale ognuno ha il suo ruolo.
Il primo esperimento di associativismo e di collaborazione è datato 2006, quando è stata organizzata la prima Notte Rosa, che negli anni ha collezionato milioni di presenze.
Questo evento, a differenza di quello delle Notti Bianche, si differenzia per essere diffuso su un territorio molto vasto di una singola città, per avere una durata più lunga di un singolo giorno e per ispirarsi a contenuti più profondi di quelli legati al mero divertimento o agli aspetti prettamente commerciali (è un evento dedicato alla “donna”).

Negli ultimi dieci anni, questo associativismo si è concretizzato in un gruppo di lavoro che è alle prese con lo sviluppo del Piano strategico del 2010, che lavora in sinergia con la Destination Management Company del territorio – Visit Rimini – e con stakeholders come Federalberghi, CNA, Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio e Confindustria, l’Università di Bologna e il primo leader in Italia nel settore fieristico, IEG – Italian Exibition Group.
Un gruppo di lavoro attento e flessibile, dove la presenza di un amministratore pubblico “illuminato” come Andrea Gnassi, ex assessore al Turismo, ex Presidente della Provincia, e Sindaco di Rimini dal 2011, ha fatto da “trait d’union” tra l’interesse pubblico e privato.
Punto di partenza, è attualizzare il Piano strategico sulla base della pandemia che ha sconvolto il mondo e i cui effetti si faranno sentire ancora per molti anni.
L’Estate 2021, sarà la seconda estate Covid e sicuramente non sarà l’ultima.
Almeno dal punto di vista della libera circolazione turistica che, se vogliamo essere realisti, potrebbe riprendere a cavallo tra il 2022 ed il 2023.
Infatti, alla luce del periodo pandemico che stiamo passando, questo modello è stato implementato e rimodellato. Racconta il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi:
- “Abbiamo investito su una campagna di comunicazione nazionale sulle principali emittenti televisive, orientata al turismo interno che ha presentato la nostra riviera come sorridente e sicura;
- sono stati riallestiti eventi di sistema, a partire dalla Notte Rosa, cambiandone il format in evento diffuso nel tempo e nello spazio, per evitare ogni possibile occasione di assembramento;
- abbiamo presentato un’organizzazione nuova della spiaggia ‘open space’, con distanziamenti più ampi rispetto a quelli imposti dai regolamenti che attuavano i dpcm, perfette condizioni igieniche dei bagni, ma soprattutto l’idea di vivere il mare come un luogo aperto dall’alba sino alla notte.
- è stata data la possibilità di cenare in riva al mare attraverso lo strumento del delivery e allo stesso tempo i locali e i ristoranti hanno potuto estendere i propri dehor, allargandosi nelle piazze e nelle strade per permettere migliori condizioni di distanziamento.
Questa è la sfida che lancia Rimini all’Italia e all’Europa: adattarsi al momento storico che stiamo vivendo puntando su una promozione turistica sicura e coinvolgente allo stesso tempo, orientata su un Turismo di prossimità inteso a livello locale, ma anche a livello di paesi europei che, da sempre, sono stati sensibili al fascino della riviera romagnola come la Germania, la Svizzera, L’Austria e la Francia.
“Rimini, capitale della felicità” è il nome della strategia nata per promuovere la città in Italia e all’estero.

La ricetta della strategia di Rimini per riposizionarsi come leader nel mercato turistico internazionale è semplice quanto articolata.
Proporre un modello organizzativo dell’industria turistica locale fondato sul principio della cooperazione e votato ad occuparsi del benessere degli ospiti.
Perseguire un interesse comune coinvolgendo albergatori, ristoratori, bagnini, artigiani, commercianti, mondo dell’intrattenimento e della promo-commercializzazione.
Unire le forze per realizzare una strategia congiunta basata sull’unicità della sua promessa: far vivere al turista business o leisure un’esperienza superiore alle aspettative.
Chiaramente, si tratta dell’adattamento del piano strategico, cominciato qualche anno fa, alla situazione contingente.
L’idea di base resta sempre di creare nel medio periodo (prossimi 5 anni) un modello di città vivibile per ospiti e cittadini, puntando ad un’azione concreta anche dal punto di vista del potenziamento delle infrastrutture della città e in ogni ambito che tocca la qualità della vita.
Nella pratica, sono state messe a frutto, le politiche mutuate dallo studio di paesi come la Svezia e la Danimarca, che da anni, hanno messo la politica ambientale al primo posto.
Ecco che il rifacimento di tutto il sistema fognario della città, cui è ispirato il motto “cambiare il sotto per trasformare il sopra”, oramai è quasi completato; così come il grande depuratore dove confluiscono i 45 km della rete fognaria, prima dell’immissione nelle acque nell’Adriatico.
Anche il progetto di restyling del Lungomare – che si trasformerà nel “Sea Wellness”, il Parco del Mare, rientra nell’ottica del miglioramento della qualità del territorio.
Rimini, distante meno di 40 km dalla sede di una delle aziende gioiello della manifattura italiana, la Technogym, rappresenta il cuore della Wellness Valley, ormai nota a livello internazionale.
In questo contesto, il progetto di rigenerazione ambientale del Parco del Mare sta trasformando il “sistema lungomare” di Rimini, con un focus particolare sull’ambiente e sul benessere, offrendo, tra le altre cose, vere e proprie palestre attrezzate a cielo aperto.

Infine, grande attenzione è stata data all’aspetto culturale: sono stati organizzati grandi eventi su Federico Fellini, sono nati nuovi spazi museali come, ad esempio, l’apertura dei palazzi d’arte, Part, con la collezione di arte contemporanea della Fondazione San Patrignano.
Inoltre, si è puntato sulla valorizzazione dell’entroterra eno-gastronomico, dimostrando che la sinergia pubblico-privato è in grado di produrre risultati insperabili.
Proprio da questa sinergia, nasce il successo del MICE (Meetings, Incentives, Conferences and Exhibitions), che già prima della pandemia ha contribuito alla diffusione di un’offerta turistica alternativa a quella balneare, attraverso i business travellers che, giungendo in città per un evento, hanno avuto l’opportunità di conoscerla meglio e di diventarne i migliori promotori.
In Italia, troppo spesso assistiamo a “finte” iniziative di marketing che intendono solo promuovere una facciata priva di sostanza.
Nel caso di Rimini, “capitale della felicità”, si tratta di una vera e propria dichiarazione di intenti.
Creare relazioni è la base di ogni strategia di comunicazione vincente e, in questo caso, risulta appropriato l’appellativo di “cittadini temporanei” affibbiato a tutti i visitatori della città.
Riporto a tal proposito, un intervento di Maurizio Ermeti, Direttore del Piano strategico:
“In passato bastava che ognuno, individualmente, facesse bene il proprio lavoro. Oggi non è più così.
È nata l’esigenza di intervenire sulla “cultura turistica”, superando la competizione per far spazio alla cooperazione fra gli operatori economici con l’obiettivo di creare un’immagine coordinata della città e di far sì che le nostre proposte siano superiori al livello medio degli standard internazionali”.
“Se in passato Rimini è stata una città accogliente, oggi per noi il termine “accogliente” è riduttivo – continua – la sfida è quella di offrire qualità alla maggior parte delle persone, anche a coloro che, rispetto ai residenti, frequentano la città per un periodo più breve”.
“Si tratta di un concetto – conclude Ermeti – lontano da quello di esclusività, che punta a mettere tutti gli ospiti in relazione con la parte più autentica della città, che da capitale turistica diventa capitale relazionale”.
E queste parole, trovano subito un seguito, attraverso il processo di co-creazione tipico del mondo delle startup.
Non creare, prima, un prodotto o servizio e cercare i clienti cui piazzarlo poi. Bisogna creare prodotti e servizi in funzione di quelle che sono i problemi del nostro pubblico.
Ecco che, gli albergatori riminesi, si stanno facendo promotori di un sondaggio rivolto a tutti gli ospiti degli ultimi anni, in modo da analizzare quali sono i luoghi della città e le attività preferite e perché. Inoltre, viene chiesta una valutazione di insieme su Rimini tramite tre indicatori: gentilezza, libertà e fiducia.
L’indagine è condotta da una società danese dal nome “Happines institute research” che si occupa proprio di ricerca sulle città capaci di generare felicità.
Lo scopo della ricerca è la redazione di una vera e propria mappa, una cartina che indichi luoghi più amati, una sorta di guida ai cosiddetti “highlights della felicità”.
Mentre con un’ulteriore indagine dal titolo “Tu che Rimini sei?”, verranno classificate le esperienze preferite e trasformate in proposte per attirare nuovi viaggiatori.
In questo modo si trasformano i problemi in opportunità.
Nei prossimi anni vedremo i risultati di questo processo che, terminato l’effetto pandemico, proietterà Rimini e la riviera romagnola nel “gotha” delle destinazioni turistiche più gettonate del mondo.
Scommettiamo?
#spaghettivacanzemindset
#senoncapiscinonagiscioagiscimale
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